mercoledì 24 dicembre 2008

Auguri di buon Natale.

"Dio si è fatto piccolo per liberarci da quell’umana pretesa di grandezza che scaturisce dalla superbia; si è liberamente incarnato per rendere noi veramente liberi, liberi di amarlo."

(Benedetto XVI).

Buon Natale!!

giovedì 13 novembre 2008

Lo Scuro



Francesco Lotti "Lo Scuro" (1929-2008)

Un grande campione reso famoso da un film.

lunedì 3 novembre 2008

Mai dire "Natale"

"Gb, Oxford cancella il "Natale"

Sarà sostituito dalla Winter Light Fest

A due mesi circa dal 25 dicembre, su richiesta di un'associazione di beneficenza locale, il leader del consiglio municipale di Oxford ha deciso di "cancellare" il Natale, mandando in pensione il termine "Christmas". Al suo posto, per riconoscere l'identità multietnica e multiconfessionale inglese, tutti gli eventi che ruoteranno attorno alla natività verranno denominati "Winter Light Fest" (Festività della Luce Invernale).

"L'intero periodo comprenderà attività di ogni genere per la durata di due mesi - ha spiegato a Repubblica Tei Williams, portavoce dell'associazione Oxford Inspires che ha avanzato l'idea -. In tale ambito ci saranno anche celebrazioni per il Natale, come i cori e le canzoni natalizie". L'obiettivo dichiarato dell'amministrazione è quello di ridimensionare l'eccessiva risonanza assegnata alla più importante festività cristiana a discapito delle altre religioni. "Faremo lo stesso un grande albero di Natale nella piazza principale della città, ma lo chiameremo in modo diverso", ha spiegato il sindaco Ed Turner.

In realtà però non si tratta solo di una questione linguistica, ma di un omaggio al "politicamente corretto", allo spirito multietnico del Paese e al rispetto delle minoranze anche in ambito religioso. Del resto negli anni scorsi anche altre città inglesi hanno deciso di non chiamare più "Natale" il Natale. Ora però la decisione arriva dal cuore pulsande del sapere britannico, la culla della cultura inglese, e la notizia ha destato molto clamore.

Contro la decisione di "cancellare" il Natale a Oxford si sono però subito scagliati non solo la Chiesa Anglicana e la comunità cristiana locale, ma anche i leader religiosi delle altre religioni. "Il Natale è la data del calendario attesa da tutti - ha spiegato Dice Sabir Hussain Mirza, presidente del Consiglio Musulmano della cittadina universitaria -. Non solo dai cristiani, ma anche i fedeli islamici e quelli di altre confessioni lo aspettano con trepidazione. Sono arrabbiato e deluso per questa iniziativa delle autorità locali. Il Natale è una festa speciale e non può essere cancellato". Gli fa eco il rabbino Eli Bracknell, direttode del Jewish Educational Centre, ilc entro studi ebraico di Oxford. "E' impotante mantenere un tradizionale Natale britannico. Qualsiasi iniziativa che diluisce la cultura tradizionale e la cristianità del Regno unito non è positiva per l'identità briannica"."


Ma se a Natale non si festeggia la nascità di Gesù, che cosa si festeggia? Mah...
In nome dell'ecumenismo stiamo perdendo il significato delle cose.

mercoledì 1 ottobre 2008

Il mondo delle chat



Sicuramente divertente e anche un po' realistico.

Mi scuso in anticipo con tutte le mia amiche "chattatrici" accanite (siete tutte belle).

lunedì 22 settembre 2008

Quel Meeting ci batterà

"Al Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini c'ero andato molti anni fa. Era l'agosto del 1986 e dovevo discutere di informazione con Enzo Biagi, il moderatore era Robi Ronza. In seguito mi avevano invitato altre volte, ma per qualche motivo non ero riuscito a tornarci. Quest'anno ho accettato e il 27 agosto ho risposto alle domande di Alberto Savorana, il portavoce di Cl. Il tema dell'incontro recitava 'La passione per la storia' e lo scopo era discutere dei miei libri sulla guerra civile italiana. Il primo choc è stato di trovarmi di fronte a una platea di mille persone, venute per capire che tipo sono. E molte altre mi aspettavano fuori da quel salone strapieno, per ringraziarmi, per stringermi la mano, per incitarmi ad andare avanti.

Che scoperte ho fatto quella sera e il giorno successivo, nel vagare per il Meeting? Soprattutto tre. La prima che lì c'era un popolo, ossia una folla sterminata di gente comune, però non qualunque. Spesso di condizioni modeste e a famiglie intere. E tutti avevano nel cuore il desiderio di stare insieme, ma anche di incontrare persone diverse da loro. La seconda scoperta è stata che questa gente non ti chiedeva da dove venivi, ma voleva soltanto comprendere dove stavi andando.

Nessuno mi ha fatto l'analisi del mio sangue politico. Nessuno mi ha chiesto per chi avevo votato. Nessuno mi ha domandato se preferivo Berlusconi o Veltroni. Erano soltanto interessati a sapere perché avevo scritto quei libri, che cosa mi aveva mosso a fare quel passo e se intendevo proseguire lungo quella strada. Era il mio percorso umano che volevano scrutare, con lo sguardo attento dell'amicizia: il mio viaggio alla ricerca della verità e di me stesso. E ogni volta mi sono sentito ascoltato e mai giudicato. Non mi era mai successo.

La terza scoperta sono stati i giovani che lavoravano al Meeting, dalla mattina sino a tarda sera. Confesso che non voglio mai occuparmi dei giovani. La mia distanza da loro è ormai troppo grande, e non solo a causa dell'età. A Rimini ne ho incontrati un esercito. Erano più di 3 mila per far girare al meglio la macchina. Tutti volontari, tutti venuti a loro spese. Luigi Amicone, il direttore del settimanale 'Tempi', mi ha raccontato che ne erano arrivati 14 dal lontanissimo Kazakistan, stretto fra Russia e Cina. Pagandosi il viaggio e soltanto per pulire i bagni.

Nell'osservare il mondo del Meeting mi sono ricordato del vecchio motto di un presidente francese: François Mitterrand. Aveva vinto le elezioni con lo slogan: 'Una calma forza tranquilla'. Anche i ciellini sono così. E anche per questo vinceranno. Diventando sempre più forti in un'Italia nevrotica che non crede in niente, strozzata dal relativismo, senza più passioni o aggrappata a brandelli di passioni consunte che non sono più una bandiera.

Uno che l'ha capito subito è un'astuta eccellenza del Partito Democratico: Ugo Sposetti, già tesoriere dei Ds e grande esperto delle vecchie Feste dell'Unità. Quando è arrivato al Meeting, ha iniziato a girare, a guardare, ad ascoltare. E ha concluso: "Devo ammetterlo, siete più bravi di noi. Per vedere la nuova Festa dell'Unità bisogna venire da voi a Rimini".

A qualche ciellino si sarà accapponata la pelle nel sentir paragonare il Meeting alle defunte feste comuniste. Ma Sposetti ha visto giusto. Proviamo a pensare alla Festa nazionale del Pidì a Firenze. Quasi tutte le sere, per capire che roba sia, mi guardo Nessuno tv che fa le dirette dei dibattiti alla Fortezza da Basso. Se fossi Veltroni oscurerei quell'emittente. E rinuncerei a metter su la tivù del partito. Che strazio il cabaret dei sopravvissuti! Vecchie facce che danno aria ai denti per dimostrare di essere in vita. Litanie logore, spesso urlate di fronte a molte sedie vuote o ai volti annoiati di militanti più anziani di me.

Mi godo lo spettacolo con un sentimento doppio. La maligna goduria di aver fatto bene ad avere cattivi pensieri sulla sorte delle sinistre italiane. E l'angoscia di vedere sparire un mondo nel quale anch'io ho creduto. Poi mi dico: forse la ruota della storia ha già cominciato a girare nel senso opposto. E i superbi califfi del Pidì e delle altre parrocchie rosse non se ne sono accorti.

Ripenso al meeting di Rimini e concludo: maledetti ciellini, ci sconfiggerete. Anzi ci avete già battuti. Come diceva la favola del cavaliere che combatteva senza accorgersi di essere già morto? È il caso della sinistra di oggi. Speriamo che i vincitori ci offrano almeno l'onore delle armi."

Giampaolo Pansa, da Il bestiario de L'espresso

martedì 9 settembre 2008




Lucio Battisti (Poggio Bustone, 5 marzo 1943 – Milano, 9 settembre 1998)

martedì 2 settembre 2008

"Libertà va cercando, ch'è si cara" - Vigilando redimere

E' possibile "cambiare" la propria vita dopo aver commesso atroci delitti? Si è possibile. L'ho visto negli occhi di uomini commossi dallo sguardo di amore che hanno ricevuto su di loro.

Una pausa salutare

Dopo due mesi di pausa ritorno a scrivere. Sono stati due mesi intensi, soprattutto l'ultima settimana, che è stata un susseguirsi di incontri. Nei prossimi post racconterò di questi incontri con uomini liberi che ti cambiano la vita.

martedì 1 luglio 2008

Sono andato a curiosare in Internet per vedere che cosa accadde il 1 luglio e ho trovato questo:

1897 - A tre anni dalla sua prima pubblicazione il giornale musicale“Billboard Advertising” modifica il suo nome in “Billboard”.
1921 - Mao Tze Tung fonda il Partito Comunista Cinese.
1937 - Viene istituito in Gran Bretagna il numero telefonico di emergenza.
1946 - Gli Stati Uniti fanno esplodere una bomba atomica da 20 chilotoni, nei pressi dell’atollo Bikini, nell’Oceano Pacifico.
1947 - Viene varata una delle più imponenti navi passeggeri, la Achille Lauro.
1948 - Il pilota automobilistico Achille Varzi muore a Berna durante le prove del Gran premio di Svizzera.
1960 - La Somalia acquisisce l’indipendenza dall’Italia e dalla Gran Bretagna. Nello stesso giorno il Ghana diventa una repubblica.
1962 - Prosegue il processo di autonomia in Africa. L’Algeria vota per l’indipendenza, mentre Burundi e Ruanda ottengono l’indipendenza dal Belgio.
1963 - Nasce il codice di avviamento postale. 5 cifre che velocizzano l’instradamento della corrispondenza.
1969 - Carlo d’Inghilterra, viene nominato Principe di Galles.
1973 - Il Milan vince la Coppa Italia, battendo ai rigori per 6-3 la Juventus.
1974 - Il generale Pinochet diventa presidente del Cile.
1974 - In Argentina, le preannunciate gravissime condizioni del presidente hanno l’epilogo peggiore. Muore Juan Domingo Peron.
1976 - Chiude oggi il “Giornale d’Italia” a 75 anni dalla sua fondazione.
1977 - Scontro a fuoco tra il presunto capo dei Nuclei Armati Proletari, Antonio Lo Muscio, e i carabinieri che lo hanno sorpreso in compagnia di due nappiste evase. Lo Muscio resta ucciso, mentre Maria Pia Vianale e Franca Salerno sono arrestate.
1978 - Quarta votazione per eleggere il presidente della Repubblica. Si astengono i socialisti e i 335 voti ricevuti dal comunista Giorgio Amendola non sono sufficienti all’elezione.
1979 - Vincendo lo spareggio con il Monza, il Pescara torna nel campionato di calcio di serie A.
1992 - Muore il produttore cinematografico di “Amarcord” e di “Nuovo cinema Paradiso” Franco Cristaldi.
1994 - Yasser Arafat, leader dell’OLP torna in Palestina dopo un esilio durato 27 anni.
1994 - Massimo D'Alema viene eletto segretario dei Democratici di Sinistra, l'ex Partito Comunista Italiano.
1995 - Per una crisi cardiaca muore Wolfman Jack, simbolo mondiale del mestiere di disc-jockey.
1995 - Matrimonio per la principessa Stephanie di Monaco e Daniel Ducruet.
1996 - Attraverso una finestra la polizia irrompe nell’appartamento dell’attrice Margaux Hemingway, e la rinviene morta per overdose di sedativi. Dubbi che si tratti di suicidio sorgono dalla coincidenza con l’anniversario del suicidio del nonno Ernest, che ricorre domani.
1997 - Hong Kong torna sotto il dominio cinese, dopo essere stata colonia britannica per 156 anni.
2000 - Scompare l’attore Walter Matthau. Aveva 79 anni.

Sono nati oggi:

1804 - George Sand (scrittrice)
1902 - William Wyler (regista: “Cime tempestose” “Ben Hur”)
1908 - Estee Lauder (industriale cosmetica)
1934 - Sydney Pollack (regista: “Il socio” “La mia Africa” “Come eravamo”)
1946 - Deborah Harry (cantante solista e dei Blondie. “Rapture” “The tide is high” “Heart of glass”)
1952 - Dan Aykroyd (attore: “Una poltrona per due” “I Blues brothers” “Ghostbusters”)
1961 - Carl Lewis (primatista salto in lungo, 4x100, 100 e 200 metri)

1961 - Valeria Benatti (Dj)
1966 - Alberto Bonfanti (ingegnere)
1967 - Pamela Anderson (modella e attrice: “Baywatch”)
1972 - Claire Forlani (attrice: “Vi presento Joe Black”
1977 - Liv Tyler (attrice: “Armageddon” “Io ballo da sola”)
1977 - Cipriani Daniela (Consulente di comunicazione per l'impresa)

(dal sito www.accaddeoggi.it)

lunedì 23 giugno 2008

Problemi di lingua?

Clamorosa gaffe dell’amministratore delegato della Ryanair, Michael O'Leary: nel corso di una conferenza stampa a Duesseldorf, nel ricco ovest della Germania, i giornalisti non potevano credere alle loro orecchie - scrive la «Bild» - quando O’Leary ha annunciato «in inglese» che per le tratte lunghe negli Usa la compagnia di volo low cost offre«una economy class per 10 euro e una business class per 4mila-5mila euro».

E poi - letteralmente - «Bed and Blowjob inclusive». Sesso orale in volo sull’Atlantico? Prostitute invece di Hostess? Boeing e Airbus trasformati in bordelli volanti? Si sbizzarrisce il tabloid di Springer. Ryanair ha avuto il suo bel da fare per chiarire l’equivoco: la locuzione «bed and blowjob» - ha spiegato una portavoce della compagnia - non ha a che vedere con il sesso orale, ma viene dallo slang inglese e non significa altro che «comfort di lusso e servizi super».

martedì 10 giugno 2008

Il rinoceronte

Un breve dialogo dalla commedia teatrale "Il rinoceronte" di Eugène Ionesco:

Dudard Lei è un intollerante! Forse Papillon, dopo tanti anni di vita sedentaria, ha provato il bisogno di sfogarsi un po'.

Berenger (ironico) E lei è troppo tollerante, troppo comprensivo!

Dudard Ma caro Berenger, dobbiamo sempre cercare di capire il prossimo. E quando vogliamo capire un fenomeno e i suoi effetti, è necessario risalire alla causa, con serio impegno intellettuale. Dobbiamo sforzarci di farlo perché siamo degli esseri ragionevoli. Io non ci sono riuscito, lo ripeto, e in coscienza non so se ci riuscirò. In ogni modo, dobbiamo imporci a priori un atteggia­mento favorevole o, per lo meno, l'obiettività, l'ampiezza di vedute proprie di una mente scientifica. Tutto ha una logica: comprendere vuol dire giustificare.

Berenger (ironico) Lei diventerà presto un simpatizzante dei rinoceronti, glielo dico io.

Dudard Ma no, ma no. Non arriverò mai a tanto. Sono soltanto uno che cerca di veder le cose come stanno, freddamente: sono un realista, io. E poi sono anche convinto che tutto ciò che è naturale non è vizioso. Guai a colui che vede il vizio dovunque! È tipico degli inquisitori.

Berenger E le pare che tutto questo sia naturale?

Dudard Che c'è di più naturale di un rinoceronte?

Berenger Già, ma un uomo che diventa rinoceronte è un fatto indiscutibilmente anormale.

Dudard Oh, indiscutibilmente è una parola forte.

Berenger Indiscutibilmente anormale, assolutamente anormale!

Dudard (ironico) Vedo che lei è molto sicuro di sé. Come stabilire dove finisce la normalità e dove comincia l'anormalità? Come distinguere questi concetti: «normale» e «anormale»? Badi che, né in filosofia, né in medi­cina, nessuno è mai riuscito a risolvere il problema. Lei dovrebbe essere al corrente di queste cose.

Berenger Può anche darsi che filosoficamente non sia possibile decidere, ma in pratica è facilissimo. Se ti dimostrano che il movimento non esiste, ti metti a camminare, e cammini, cammini, così... (Cammina avanti e indietro per la stanza) ... si cammina oppure ci si dice come Galilei: « Eppur si muove».

Dudard Ma lei sta facendo una confusione gravissima. Nel caso di Galileo era proprio il pensiero teoretico e scientifico a trionfare sul conformismo e sul dogmatismo.

Berenger (confuso) Ma che storie sono? Conformismo, dogma­tismo... parole, parole! Può darsi che io abbia una certa confusione in testa, ma lei però la perde, la testa! Non sa più distinguere il normale dall'anormale! Lei mi ha scocciato con questo Galileo... me ne infischio, io, di Galileo!

Dudard Ma se è stato proprio lei a tirarlo in ballo, a porre il problema, sostenendo che la pratica ha sempre l'ultima parola. Può anche darsi che sia vero, però si ricordi che la pratica deriva dalla teoria. Tutta la storia del pensiero e della scienza sta a dimostrarlo.

Berenger (sempre più seccato) Non sta a dimostrare un acci­dente! È tutto un rebus, una pazzia!

Dudard Prima di tutto bisognerebbe stabilire che cos'è la pazzia...

Berenger La pazzia è la pazzia, no?! La pazzia è semplicemente pazzia! Lo sanno tutti che cos'è la pazzia! E i rinoceronti, sono pratica o teoria?

Dudard L'uno e l'altro.

Berenger Come sarebbe a dire l'uno e l'altro?

Dudard L'uno e l'altro o l'uno e l'altro. È da vedere.

Berenger Allora a questo punto io... io mi rifiuto di pensare!

Dudard Ecco, lei va subito in bestia. Stia a sentire: noi non abbiamo le stesse idee. Non c'è nulla di male, possiamo discuterle, tranquillamente; anzi, dobbiamo discuterle!

Berenger (atterrito) Lei trova che vado in bestia? Mi sto com­portando come Jean. Ah, no, non voglio diventare come Jean! Ah, no, non voglio. (Si calma) Non sono ferrato in filosofia. Non ho studiato, mentre lei ha due lauree. Ecco perché se la cava meglio nelle discussioni, mentre io non so più cosa risponderle... sono impacciato, ecco! Però, sono sicuro che ha torto lei... lo sento, per istinto - o meglio - no, sono i rinoceronti che hanno l'istinto... io lo sento per intuito - ecco la parola - per intuito!


DUDARD o BERENGER?
Io dico Berenger.
Una commedia del teatro dell'assurdo. Facile da leggere, ma che fa molto riflettere.
Staremo mica diventando tutti rinoceronti?

giovedì 29 maggio 2008

Incontri casuali

Mercoledì mattina. Devo andare fuori Torino per lavoro. Mi riprometto di partire presto, ma la sera prima sono arrivato tardi a casa e decido di prendermela con calma. Passo dall'ufficio a prendere dei documenti e degli strumenti, perdo un po' di tempo a leggere le mail (sempre troppe!!). E così sono in ritardo (come spesso mi accade).
Salgo in macchina affannato, via!!! Veloce corsa (nei limiti!?) verso Novara. Telefono per avvisare del ritardo (c'è sempre una scusa..) per scoprire che non mi aspettano, infatti il capo si è dimenticato di avvisare i suoi collaboratori. Bene!! Decido io l'ora di arrivo, quindi posso andare tranquillo.
Spia gialla.... Carburante. Hai voluto prendere una macchina che consuma così tanto... e adesso paga. Beh, è anche per quello che vado più piano.
Vuoi non prendere un caffè? Certo!!! Sono ormai le 10 e sono alzato da un po' di ore.
Entro in Autogrill, squilla il telefono. Mentre rispondo alle mille domande di un capocantiere... la vedo!!! Ha appena finito di prendere qualcosa al banco. Mi saluta con un cenno della mano e mi sorride; ricambio il saluto e la guardo sorpreso. Lei si dirige verso la toilette. Io finisco la telefonata. La aspetto, ma lei è già scappata.
E' una mia amica che non vedo da almeno dieci anni. Pensavo a lei poco tempo fa. Cosa farà ora? Avrà risolto i suoi problemi? Sarà sposata? Avrà dei figli? Provo a mandarle un messaggio al numero di cellulare che ho ancora, ma non risponde. L'avrà cambiato o più semplicemente non avrà voglia di rispondere.

Bastavano pochi minuti e non l'avrei incrociata. Altre volte mi è successo di fare incontri imprevisti, in alcuni casi ho riallacciato rapporti che le circostanze della vita avevano interrotto.
Saranno veramente solo incontri casuali?

mercoledì 21 maggio 2008

Libero, fra quattro mura

Da IlSussidiario.net:

Proponiamo una testimonianza del detenuto Joshua Stancil, dal North Carolina, che racconta la sua vita nel carcere di Hoffman.
Un giorno iniziò a leggere i libri di don Giussani. Fu l'inizio di una lunga strada di conversione che lo ha portato a una nuova speranza.
Joshua nei giorni scorsi è stato trasferito in un’altra prigione in uno stato meridionale degli Stati Uniti


Non è difficile perdere la speranza in carcere. Quando sei chiuso qua dentro, come lo sono io da molti anni, diventi amaro e pessimista rispetto all'umanità. Con il tempo, senza neppure accorgerti, cresce in te il nichilismo e gli altri uomini ti sembrano perduti, irrecuperabili. Anch'io ho corso il rischio di cadere in questa spirale. Eppure oggi posso dire non solo di avere speranza, ma di considerarmi un uomo libero, anche se vivo in una prigione. Una Presenza entrata nella mia vita, in modo inatteso, è la fonte della mia certezza. La vita in carcere non è meno pesante, le frustrazioni non spariscono, ma non sono più qualcosa che mi schiaccia. La consapevolezza che c'e un Altro che si interessa a me, insieme alla compagnia di amici che mi aiutano a riconoscerLo, rende la vita lieta. Anche se la trascorri in una cella.

Sono un detenuto del carcere Morrison Correctional, in North Carolina. Per le autorità penitenziarie, non sono tanto un nome e un cognome, quanto un numero: 0594801. La mia vita è segnata dalla routine di giornate scandite da ritmi sempre uguali. Sveglia all'alba, colazione alle 6.15, poi al lavoro nell'infermeria del carcere, dove sono un assistente; pranzo alle 11; in cella per attendere la posta, il momento più eccitante della giornata, poi la cena alle 17 e due passi in cortile. Prima di andare a dormire, spesso faccio sosta nell'area del telefono, dove ho diritto a fare una chiamata di 10 minuti, a carico del destinatario, come sempre sotto gli occhi delle guardie. Molte volte è per mia madre, altre volte per i miei amici. Dedico molto tempo alla lettura e da qualche tempo anche allo studio, perché sto cercando di conseguire una laurea. La mia passione per i libri è stata anni fa anche all'origine della mia conversione. Vivo nella “Bible Belt” americana, una parte del Paese dove domina un cristianesimo protestante fondamentalista e anche le mie origini sono protestanti. Sono diventato cattolico in completa solitudine e in modo intellettuale, per effetto delle mie letture. Non avevo membri cattolici nella mia famiglia, non avevo nessuno con cui con dividere la mia fede. Il rischio, per me, era che diventasse un mero esercizio cerebrale, o una somma di regole morali da seguire. Tutte cose interessanti, ma certo non abbastanza per sostenere la speranza in carcere o permettere di gustare la libertà. Poi è accaduto qualcosa.
Una delle pubblicazioni cattoliche che mi facevo spedire in carcere era il mensile “Magnificat", e ogni mese la lettura che mi colpiva di più era tratta dagli scritti di un sacerdote italiano a me sconosciuto, don Luigi Giussani. Ho fatto fare qualche ricerca a mia madre ed è saltato fuori questo movimento di cui a sua volta non sapevo niente, Comunione e Liberazione. Mi misi in contatto. Cercavo riviste, materiale. Mi mandarono invece due persone, Elisabetta e Tobias. Dopo il primo incontro con loro, tornando in cella, non mi resi conto che avevo stampato sul volto un sorriso un po' idiota. Non riuscivo a smettere di sorridere! Uno dei compagni di dormitorio mi guardò incuriosito: «Ehi bello, sei raggiante! Ti sei drogato?». Secondo l'esperienza di chi sta in carcere, se uno sorride o appare lieto, leggero, la spiegazione può essere solo che ha trovato il modo di procurarsi un po' di “roba”. Il carcere è un luogo caotico carico di tensioni, rumoroso. Quando qualcuno, come me, appare quieto, concentrato sui libri, poco interessato a passare tutto il tempo in discussioni che diventano inevitabilmente lamentele, allora attira attenzione. Nel mio caso, e accaduto che alcuni compagni di detenzione hanno cominciato a mostrare interesse per quello che leggevo e per i rapporti che intuivano avevo con persone insolite fuori dal carcere (non e usuale, qui a Hoffman, vedere arrivare la domenica mattina nella sala colloqui della prigione degli italiani che viaggiano 6 7 ore per passare un’ora e mezzo con me). C'era un ragazzo che ha cominciato a voler stare sempre con me, voleva sapere quello che facevo, cosa leggevo. Si capiva che era pieno di curiosità.
Un giorno si è messo a sbirciare da dietro le mie spalle il libro che stavo leggendo. Era “Il senso religioso” di don Giussani. Un po’ esasperato, gli ho prestato il libro perché lo leggesse. Ne è rimasto così colpito, che lo ha proposto come testo di lavoro a un gruppo “spirituale” che frequentava con altri detenuti. Ed era un gruppo che si occupava di streghe e magia nera! Di fronte alle loro obiezioni «è roba di religione, non ci interessa», ha risposto: «Non avete capito niente, questo libro non parla di religione, parla della vita». Il tipo di cristianesimo che la gente è abituata a conoscere qui, con il suo fondamentalismo, tende a suscitare ostilità o, al contrario, un'adesione fanatica. I detenuti che vivono qui con me pensano che il cristianesimo sia solo questo. Non hanno mai conosciuto altro. E ciò che rigettano e respingono è quindi questa versione del cristianesimo. Non sanno niente del messaggio cattolico, come non lo sapevo io. E anche per me è stato difficile superare tante incomprensioni iniziali: penso, per esempio, alla figura della Madonna. Oggi mi affido totalmente a Lei, ma per chi cresce nella “Bible Belt” la devozione a Maria resta quasi sempre un qualcosa di “estraneo” e sospetto. Se ripenso a quello che ero, alla mia esperienza solitaria di convertito e al rischio costante di cadere nella depressione, non posso fare a meno di riconoscere che ho compiuto un'inversione di 180 gradi rispetto al “vecchio” me stesso. Questo non elimina le fatiche, non cancella il peso di vivere in carcere. E un lavoro, è un cammino. Ma ora mi scopro con una speranza che non avevo riconosco che Cristo mi ha raggiunto attraverso gli amici e che tutto quello che devo fare e lasciarLo operare nella mia vita. È questa la Sua vittoria sul nulla.

(Joshua Stancil)

venerdì 2 maggio 2008

Guareschi (1908-1968)

"Uno adesso dice: fratello, perché mi racconti queste storie?
Perché sì, rispondo io. Perché bisogna rendersi conto che, in quella fettaccia di terra tra il fiume e il monte, possono succedere cose che da altre parti non succedono. Cose che non stonano mai col paesaggio. E là tira un’aria che va bene per i vivi e per i morti, e là hanno un’anima anche i cani. Allora si capisce meglio don Camillo, Peppone e tutta l’altra mercanzia. E non ci si stupisce che il Cristo parli e che uno possa spaccare la zucca a un altro, ma onestamente, però: cioè senza odio. E che due nemici si trovino, alla fine, d’accordo sulle cose essenziali."

martedì 29 aprile 2008

Emergenza cibo

Per esperienza personale posso dire che i Banchi Alimentari svolgono un'importante opera sociale di carità. Riporto qui di seguito un appello per la firma di una petizione all'Unione Europea.


EMERGENZA CIBO/ 15 giorni per salvare gli aiuti ai banchi alimentari. Basta firmare una petizione.

Privati cittadini ed enti assistenziali sono chiamati in causa direttamente per esprimere un giudizio sul futuro del programma europeo di aiuti alimentari. Sul portale dell'Unione Europea, fino al 14 maggio, sarà infatti attiva una consultazione pubblica che consente a enti, associazioni, organizzazioni non governative e privati cittadini, di far sentire la propria voce nell'ambito del processo che porterà, entro il prossimo giugno, ad una decisione circa il futuro delle politche di aiuto alimentare alle persone bisognose. Nell'europa a 25 (quindi con l'esclusione di Bulgaria e Romania) si contano circa 40 milioni di poveri. La continua escalation del prezzo dei generi alimentari rischia di far aumentare in modo considerevole questo dato e di far sprofondare sotto la soglia della povertà sempre più famiglie monoreddito di operai e impiegati, che fino a qualche tempo fa sbarcavano il lunario dignitosamente e che ora vanno a ingrossare le fila di quelli che vengono definiti i “nuovi poveri”. Il programma europeo di aiuti alimentari si basa essenzialmente sull'utilizzo delle eccedenze agricole stoccate dall'Unione Europea e quindi destinate ai milioni di poveri che abitano negli stati aderenti. Ora le eccedenze non esistono più e le scorte alimentari sono ridotte al lumicino. La riforma della Pac del 2003, quando era alla guida dell'UE Romano Prodi, ha segnato il passaggio da una politica improntata al sostegno dei prezzi e della produzione a una politica a sostegno del reddito dei produttori, eliminando di fatto le scorte alimentari. Il futuro delle politiche a sostegno della povertà passa anche dalla consultazione pubblica.
La FEBA (Federazione Europea dei Banchi Alimentari), che sfama ogni anno 4 milioni e 3000 mila poveri, ha deciso di promuovere una risposta collettiva al questionario. Di essenziale importanza il quesito 11: “Finora il programma comunitario di aiuto alimentare a favore degli indigenti dell’Unione europea dipendeva dalle eccedenze alimentari. Grazie alla riforma della politica agricola comune, tali eccedenze sono praticamente scomparse”. La risposta appropriata è “Continuato, ma sulla base di prodotti alimentari acquistati …”. Alla base di questa scelta la consapevolezza che l'aiuto attraverso la distribuzione di generi alimentari sia più efficace e discreto. In più, come nel caso della Fondazione Banco Alimentare Onlus, la distribuzione ai poveri avviene attraverso enti caritativi che non si limitano ad erogare un pasto ma coltivano un rapporto umano con le persone che accolgono. Metodi alternativi come il sostegno al reddito o l'erogazione di Food Stamp, pur favorendo un aiuto economico immediato, rischiano di favorire una maggiore solitudine nei bisognosi, che è la forma più grave di povertá. La consegna della spesa settimanale o l'accoglienza in una comunità favoriscono il supporto e l'accoglienza, veri valori aggiunti che si creano nel rapporto tra i volontari e il poveri. Per questo motivo alla domanda 13, che chiede di esprimere un parere sull'introduzione dei Food Stamps, la risposta consigliata è “no, sicuramente no”.

lunedì 21 aprile 2008

sabato 19 aprile 2008

Desiderio di infinito, di libertà, di soddisfazione totale

Ho sempre pensato
Quando avrò questo sarò saziato
Ma poi avevo questo…ed era lo stesso
Ho sempre pensato
Troverò il mare e sarò bagnato
Il mare ho trovato… ma nulla è cambiato… nulla
Che cos’è… che io aspetto…
Io… voglio una vita tranquilla
Perché è da quando sono nato
Che sono spericolato
Io… voglio una vita serena
Perché è da quando sono nato… che è
Disperata… spericolata…
Però libera… verd’è sconfinata
Io dovrei… non dovrei
Ho sempre pensato
Quando avrò il cielo sarò stellato
Divenni una stella… ma ero lo stesso
Sempre lo stesso
Ho sempre pensato
Troverò lei e sarò rinato
Lei ho trovato… qualcosa è cambiato
Qualcosa è cambiato
L’ultima illusione non è svanita
Io libero per sempre
Io… voglio una vita tranquilla
Perché è da quando son nato che sono spericolato
Io… voglio una vita serena
Perché è da quando son nato… che è
Disperata… spericolata…
Però libera… verd’è sconfinata
Io dovrei… non dovrei
Io… voglio una vita tranquilla
Perché è da quando son nato che sono spericolato
Io… voglio una vita tranquilla
Perché è da quando son nato… che è
Disperata… spericolata…
Però libera… verd’è sconfinata
Io dovrei… non dovrei
(VITA TRANQUILLA di Tricarico)


Ciascun confusamente un bene apprende
nel qual si queti l'animo, e disira;
per che di giugner lui ciascun contende.
(Divina Commedia - Purgatorio - Canto XVII)


Ieri stavo leggendo un libro con il commento a questa frase di Dante e mi è venuta in mente la canzone di Tricarico.
Faccio un paragone, forse un po' azzardato (me ne scusino i puristi):
"Che cos'è che io aspetto?
Io voglio una vita tranquilla
[ciascun confusamente un bene apprende nel qual si quieti l'animo] .....
Lei ho trovato… qualcosa è cambiato
Qualcosa è cambiato L’ultima illusione non è svanita [e disira]. Io libero per sempre....
.........
Quando avrò il cielo sarò stellato
Divenni una stella… [per che di giugner lui ciascun contende]"

Nel '300 come nel 2000 l'uomo è lo stesso.
Che cosa siamo se non desiderio di infinito?
Libero per sempre. Libertà come soddisfazione di un desiderio .
Che cosa non facciamo pur di raggiungere questa soddisfazione!!


sabato 12 aprile 2008

Sempre sulla bellezza

Riporto il video segnalatomi dal mio amico Igor (http://piccolobaccelliere.blogspot.com) sul tema della bellezza.
E' un dialogo tratto dal film "Cento passi".


giovedì 10 aprile 2008

Ci salverà la Bellezza


Alla sua donna

Cara beltà che amore
Lunge m’inspiri o nascondendo il viso,
Fuor se nel sonno il core
Ombra diva mi scuoti,
O ne’ campi ove splenda
Più vago il giorno e di natura il riso;
Forse tu l’innocente
Secol beasti che dall’oro ha nome,
Or leve intra la gente
Anima voli? o te la sorte avara
Ch’a noi t’asconde, agli avvenir prepara?

Viva mirarti omai
Nulla spene m’avanza;
S’allor non fosse, allor che ignudo e solo
Per novo calle a peregrina stanza
Verrà lo spirto mio. Già sul novello
Aprir di mia giornata incerta e bruna,
Te viatrice in questo arido suolo
Io mi pensai. Ma non è cosa in terra
Che ti somigli; e s’anco pari alcuna
Ti fosse al volto, agli atti, alla favella,
Saria, così conforme, assai men bella.

Fra cotanto dolore
Quanto all’umana età propose il fato,
Se vera e quale il mio pensier ti pinge,
Alcun t’amasse in terra, a lui pur fora
Questo viver beato:
E ben chiaro vegg’io siccome ancora
Seguir loda e virtù qual ne’ prim’anni
L’amor tuo mi farebbe. Or non aggiunse
Il ciel nullo conforto ai nostri affanni;
E teco la mortal vita saria
Simile a quella che nel cielo india.

Per le valli, ove suona
Del faticoso agricoltore il canto,
Ed io seggo e mi lagno
Del giovanile error che m’abbandona;
E per li poggi, ov’io rimembro e piagno
I perduti desiri, e la perduta
Speme de’ giorni miei; di te pensando,
A palpitar mi sveglio. E potess’io,
Nel secol tetro e in questo aer nefando,
L’alta specie serbar; che dell’imago,
Poi che del ver m’è tolto, assai m’appago.

Se dell’eterne idee
L’una sei tu, cui di sensibil forma
Sdegni l’eterno senno esser vestita,
E fra caduche spoglie
Provar gli affanni di funerea vita;
O s’altra terra ne’ superni giri
Fra’ mondi innumerabili t’accoglie,
E più vaga del Sol prossima stella
T’irraggia, e più benigno etere spiri;
Di qua dove son gli anni infausti e brevi,
Questo d’ignoto amante inno ricevi.

(Giacomo Leopardi - Canti)


Stamattina leggendo una rivista ho scoperto che il tema della Fiera del libro di Torino del 2008 sarà: "Ci salverà la bellezza" (con la "b" minuscola).

Chi non si fermerebbe ore a contemplare un cielo stellato?
Di fronte ad una cosa bella - una donna, la natura, un'opera d'arte - nasce in noi uno stupore e il desiderio che questa bellezza sia per sempre.
Il desiderio della Bellezza è in ciascuno di noi. Con la "B" maiuscola, quella che riempie il cuore.


Si!!! ci salverà la bellezza.

"Don Giussani era cresciuto in una casa – come dice – povera di pane, ma ricca di musica, e così dall’inizio era toccato, anzi ferito, dal desiderio della bellezza e non si accontentava di una bellezza qualunque, di una bellezza banale: cercava la Bellezza stessa, la Bellezza infinita, e così ha trovato Cristo, in Cristo la vera bellezza, la strada della vita, la vera gioia" (Benedetto XVI - melia del funerale di Don Giussani)




Aggiungo il finale del cortometraggio di Pier Paolo Pasolini "Cosa sono le nuvole" con Totò.

mercoledì 9 aprile 2008

E' femmene

E femmene so’ comme è stelle
Si te pierde l’he ‘a guardà
Ce ne stanno a mille a mille
Peccerelle, so’ scintille
Ca pazzeano mmiezo ‘o ffuoco

E pircio’ n’ ‘e ppuo’ acchiappa’
Si ll’affierre ‘e ffaie stutà
Lass’ è stà lass è vula
Pò te cuoce, te faje male
E cù cchi t’à vuò piglià ?

Si sapisse comme é bello
A vedè sti lampetelle
Ca se specchiano int’all’uocchie
è chi è ssape accarezzà

una è lloro é ‘a stella mia
pecché quanno ‘a notte è scura
e stu core s’appaura
pare comme si ‘a sentesse
che me dice;” Aize ‘a capa, siente addore ?
Guarda ‘ncielo e staje sicuro,
tanto io stongo sempe ccà ! “

(E' femmene - Vincenzo Salemme)


mercoledì 2 aprile 2008

2 Aprile - J.P. II Testimone della Fede


Oggi è l'anniversario della morte di Giovanni Paolo II. Grazie ad un grande testimone della Fede.

lunedì 31 marzo 2008

Nucleare - Si, grazie.

L'Europa riparte dal nucleare: siglata a Londra l'intesa anglo-francese.

(Marco Ricotti - 27/03/2008 -
www.ilsussidiario.net)
Nucleare, tanti luoghi comuni da sfatare. Scorie comprese

Non è poi così ardito, l’utilizzo dello slogan elettorale veltroniano accostato a quello che parrebbe uno dei temi della campagna berlusconiana: il ritorno al nucleare. Dopo l’uscita del Cavaliere, non si sono registrati strali da parte del PD, ma solo distinguo: “non ora, ma lavoriamo per il nucleare di quarta generazione”.Sarà il mio unico accenno alla cronaca politica. L’argomento infatti richiede ben altra dedizione, pacatezza e concordia “multipartisan”, che non si può triturare nel tourbillon elettoral-mediatico. Soprattutto necessita di qualche informazione di base. Sinora troppo scarsa e faziosa, per poter anche solo impostare il percorso verso una scelta consapevole.Perché oramai di scelta si tratta: il problema energetico è finalmente emerso allo scoperto, il nucleare è un’opzione da valutare, sospinta dal costo del petrolio e dai timori sull’ambiente, ed è un costo anche il non decidere. Ecco, quindi, alcuni dati e alcune considerazioni.
La sicurezza
Il nucleare di oggi è già sicuro: si è giunti ad un equivalente di oltre 24.000 reattori-anno di esperienza operativa, gli unici incidenti rilevanti sono stati quello di Three Mile Island (1979), che non ha causato vittime e danni all’ambiente, e quello di Chernobyl (1986), doloso e catastrofico, ma irripetibile nel resto del mondo per la presenza, in tutti i reattori, di un sistema di sicurezza fondamentale quale il contenitore esterno. Se poi si considerano parametri tecnico-scientifici per la misura del rischio reale, si osserva che spesso la frequenza attesa di un evento severo e simile a quello accaduto a Three Mile Island è di 1 su 100mila o 1milione di anni, ovvero l’ordine di grandezza di un evento quale la caduta di un grande meteorite sulla terra, come accadde milioni di anni fa allorché scomparvero i dinosauri.Ma l’alto livello di sicurezza raggiunto nel nucleare non è solo questione di tecnologia e di sistemi, è soprattutto l’effetto di una cultura della progettazione, della gestione e del controllo che mette la salvaguardia della salute degli operatori, della popolazione e dell’ambiente prima di ogni altra cosa. Nessuna o pochissime attività tecnologiche umane vengono “vivisezionate” per anni come il nucleare prima di ricevere l’approvazione e il via libera da parte delle autorità di controllo e sicurezza: dalla fase di progettazione (almeno 3 anni), alla scelta del sito (almeno 2 anni) sino alla fase di costruzione ed esercizio dell’impianto (altri 2 anni).Il grado di sicurezza raggiunto è indirettamente testimoniato dall’aumento dei valori degli indicatori di performance dei reattori: una migliore capacità di gestione è compatibile solo con un elevato tasso di sicurezza, altrimenti il reattore viene arrestato. Nel 2006, la media mondiale di arresti forzati dei reattori è stata di 0.5 eventi/anno, con una riduzione di oltre il 70% rispetto al 1990. La mancata produzione di energia dovuta a interruzioni non pianificate è stata ridotta del 54% tra il 1990 e il 2006. Nello stesso periodo, la dose di radiazione assorbita dal personale delle centrali, già ben sotto i limiti di sicurezza, si è addirittura ridotta ad un terzo .I reattori di nuova generazione non potranno che migliorare ulteriormente queste caratteristiche. Con l’utilizzo di sistemi di sicurezza passivi basati su leggi naturali, che non necessitano l’intervento umano o alimentazioni di energia dedicata, o seguendo la strategia Safety-by-Design, volta ad eliminare alcuni pericoli e potenziali incidenti sin dalla fase di progettazione.E riducendo anche i rischi di proliferazione nucleare, come proposto dall’iniziativa Gnep (Global Nuclear Energy Partnership), lanciata dal Dipartimento dell’Energia (Doe) Usa e alla quale l’Italia partecipa, attraverso l’adesione siglata dal ministro Bersani. Gnep prevede di offrire tecnologia nucleare e combustibile “in leasing” ai paesi che intendono entrare nel nucleare, garantendo il recupero del combustibile esaurito e il bruciamento delle scorie nucleari, riducendone radiotossicità e tempo di vita, in apposti reattori da sviluppare e da realizzare in paesi “stabili” quali ad esempio Usa e Francia. Sempre mantenendo un forte controllo internazionale.
I costi
Sui costi di produzione dell’energia nucleare non mi dilungo, poiché sarà tema di altri contributi. Mi limito a sottolineare che in uno studio condotto nel 2005 dall’Iea (International Energy Agency, un ente non accusabile di filo-nuclearismo) e dalla Nea (Nuclear Energy Agency) , si riportano i range dei costi di produzione previsti (levelised costs), con il nucleare tra i 31 e i 53 Us$/MWh, mentre il gas è tra i 43 e i 59 Us$/MWh e il carbone tra 28 e 59 Us$/MWh. Quindi pienamente competitivo, nonostante un 10% di tasso di sconto ipotizzato per il denaro.
Le scorie
E veniamo quindi ad uno dei temi più sensibili, sul quale si addensano le accuse e le scuse per dire no al nucleare: i rifiuti. Una doverosa premessa: basta col fare sempre i primi della classe! Magari bravi (non è il nostro caso), ma spesso terribilmente antipatici. Possibile che scopriamo sempre i problemi prima degli altri, o ancor peggio a differenza degli altri? Lo è stato sulla sicurezza, nel dopo Chernobyl, e abbiamo chiuso le centrali nucleari che avevamo.Ora, senza entrare nel merito del tema specifico, chiediamoci: chi ha già il nucleare (alias tutti i paesi più industrializzati più una buona fetta delle economie emergenti), è un fesso, oppure un assassino che mette in pericolo la vita e la salute dei propri cittadini, per generazioni? Siamo ancora una volta i più intelligenti?Il problema è eminentemente culturale: non si accetta che la nostra azione sulla natura abbia una conseguenza (potenza e responsabilità dell’agire umano), che sia per sua natura imperfetta e che pur ci siano motivi validi (il bene comune, lo sviluppo) per continuare ad agire. Ingegnandosi per limitare i danni e per trarre il massimo vantaggio. Quindi, via libera a discariche, inceneritori, raccolta differenziata, risparmio energetico, garantendo rispetto per le persone e per l’ambiente.Se così deve essere, allora i rifiuti nucleari sono un problema contenuto in termini di volumi e masse, che è sempre stato affrontato con grande attenzione e con grandi margini di sicurezza, dando sfoggio di tecnologia. Qualche numero per rendere l’idea: un francese, che consuma energia elettrica praticamente solo da fonte nucleare, produce ogni anno 3000 kg di rifiuti di ogni tipo, che comprendono 100 kg di rifiuti tossico-nocivi (chimici, metalli pesanti non degradabili, etc.) i quali includono 1 kg di rifiuti nucleari, dei quali solo 0.05 kg sono i rifiuti radioattivi pericolosi a lunga vita (oltre 30 anni). In definitiva, un francese nell’intera sua vita, 70 anni almeno, produce una quantità di rifiuti nucleari pericolosi la cui quantità starebbe in una sfera di vetro sul palmo di una mano. I metri cubi giornalieri di rifiuti che crescono sul ciglio delle strade campane non saranno radioattivi, ma non pongono meno problemi.Pensare che non si possano realizzare depositi adeguati per trattare gli uni e gli altri, pare francamente improbabile nel 2008. Si dirà: ma i rifiuti nucleari permangono per migliaia di anni. Per ora è ancora così, probabilmente non lo sarà in futuro con lo sviluppo dei reattori per il bruciamento delle scorie. E teniamo pure conto che la piramide di Cheope, tecnologicamente meno sofisticata di un deposito nucleare, è pur sempre in piedi da almeno 4500 anni.In conclusione, nessuno intende sminuire la criticità, la delicatezza, la complessità della questione nucleare. Ma la realtà urge che si prenda posizione su alcuni problemi “tecnici”, dai rifiuti convenzionali alle infrastrutture per i trasporti all’energia. Sul nucleare, si prenda una decisione politica, si muovano anche i corpi intermedi, le associazioni, gli industriali. Ma non ci si nasconda dietro a presunti problemi tecnologici insormontabili.

mercoledì 26 marzo 2008

Maschio o femmina? uomo o donna?

Ogni giorno si leggono notizie di ogni genere, ma questa è abbastanza incredibile.

Incinta uomo con organi femminili

"Prima ha deciso di diventare uomo, poi ha pensato di mettere al mondo un figlio. E' questa l'incredibile storia di Thomas Beatie, un americano di Portland, che durante il percorso per cambiare sesso ha mantenuto gli organi riproduttivi femminili e interrompere l'uso di testosterone per poter rimanere incinta. Nonostante l'ambiente della sanità si opponesse all'inseminazione artificiale, Beatie e sua moglie diventeranno genitori a luglio.
L'ex donna ora uomo ha deciso di raccontare la sua inedita esperienza alla rivista gay The Advocate. Thomas ha svelato che otto anni fa decise di diventare uomo, facendosi operare e iniziando una terapia di testosterone.
Nessun intervento, invece, agli organi sessuali. Nel frattempo è diventato maschio anche per la legge e ha sposato Nancy, che è diventata sua moglie. La donna, però, non poteva avere figli e e quando è arrivata la conferma di questo intoppo, Beatie ha deciso di mettere al mondo un bambino lui stesso.
Le difficoltà sono state notevoli perché nessuno voleva partecipare a questo "esperimento". Così la coppia ha deciso di acquistare dello sperma in modo anonimo. Dopo un primo tentativo andato male, finalmente Thomas è rimasto incinta di una bambina. "E' incredibile essere un uomo incinta", ha detto."

Per completezza:
Il maschio è uno dei due sessi (insieme alla femmina) nelle specie che utilizzano la riproduzione sessuata. Il maschio fornisce il gamete maschile.
La femmina è uno dei due sessi (insieme al maschio) nelle specie che utilizzano la riproduzione sessuata dioica o partenogenetica. La femmina produce solo gameti femminili.
L'uomo (dal latino homo) è un umano maschio adulto. La femmina adulta è chiamata donna. Il termine uomo (plurale: uomini) è utilizzato per indicare la distinzione biologica tra i sessi, la distinzione culturale legata al genere, o entrambi.

Vogliamo continuare a scherzare con la natura? Qual'è il limite? Anche se ritengo che si debba parlare di donna in questo caso.

Ritorniamo alle lettere?

"Ogni giorno gli italiani ricevono 350 milioni di e-mail. Io da qualche settimana un po’ meno. Ho cambiato indirizzo di posta in segreto, calcolando forse con troppo ottimismo che ci vorranno almeno due anni prima che venga a conoscenza di un numero di persone sufficiente a intasarlo daccapo. Vi posso assicurare che è un’altra vita. Ormai la mattina accendevo il computer con l’ansia di chi si prepara a fronteggiare un’invasione. Come milioni di altri disperati, iniziavo le giornate con un eccidio, decimando decine di messaggi inutili - pubblicità, trappole, bufale, barzellette, catene di Sant’Antonio - senza neanche aprirli, tanto che nella mia furia iconoclasta finivano ghigliottinati anche i pochi che avrei magari voluto guardare.Sbrodolavo un’altra porzione consistente del mio tempo nel fronteggiare la costernazione di chi, avendomi mandato una e-mail, riscriveva mezz’ora dopo, stupito e amareggiato che non gli avessi ancora risposto. Per non deluderli, mi ero ridotto a replicare con messaggi monosillabici, autentici grugniti angloelettronici: ok, boh, bye. Mi trascinavo sommerso dai sensi di colpa fino a tarda sera, quando riaprivo la posta per affrontare l’ultima mareggiata, impreziosita dai messaggi di certe Melissa e Samantah che manifestavano familiarità nei miei confronti, invitandomi a raggiungerle nei siti più svariati. Ora vado al nuovo indirizzo e ci trovo due, massimo tre e-mail, alle quali è bellissimo rispondere con cura… Veramente stamattina erano quattro. E stasera cinque. Appena mi riacchiappa pure Samantah, cambio indirizzo di nuovo."
(Massimo Gramellini - La Stampa)

Io per adesso resisto, ma se Samantah continua, lo cambio anche io l'indirizzo.

sabato 22 marzo 2008

La tenerezza di Dio

"L'uomo ha per Dio un valore così grande da essersi Egli stesso fatto uomo per poter com-patire con l'uomo, in modo molto reale, in carne e sangue, come ci viene dimostrato nel racconto della Passione di Gesù, .... e così sorge la stella della speranza." (Benedetto XVI)

Auguri di BUONA PASQUA a tutti quelli che passano da questo blog.

mercoledì 19 marzo 2008

TIBET : Appello di Benedetto XVI

Appello di Benedetto XVI alla pace in Tibet al termine dell'udienza generale del mercoledì nell'Aula Paolo VI:
«Con la violenza non si risolvono i problemi, ma solo si aggravano. Seguo con grande trepidazione le notizie che in questi giorni giungono dal Tibet. Il mio cuore di Padre sente tristezza e dolore di fronte alla sofferenza di tante persone. Il mistero della passione e morte di Gesù, che riviviamo in questa Settimana Santa ci aiuta ad essere particolarmente sensibili alla loro situazione. Con la violenza non si risolvono i problemi, ma solo si aggravano. Vi invito ad unirvi a me nella preghiera. Chiediamo a Dio onnipotente, fonte di luce che illumini le menti di tutti e dia a ciascuno il coraggio di scegliere la via del dialogo e della tolleranza»

lunedì 17 marzo 2008

TIBET, DIRITTI UMANI, OLIMPIADI

A volte ritornano. Dopo quasi un mese di inattività (sul blog) ricomincio a scrivere. Lo faccio partendo da un fatto di cronaca molto attuale. Sono rimasto colpito da quello che succede in Tibet. Come già era successo in Birmania la rivolta improvvisamente è scoppiata.

I diritti umani in Cina sono violati quotidianamente, la libertà dell'individuo è praticamente negata (vedi la repressione nei confronti della Chiesa Cattolica), la situazione in Tibet è esplosiva.
Nessuna potenza vuole inimicarsi la Cina. Si parla delle Olimpiadi come la soluzione per il problema dei diritti umani, ma alcune federazioni vietano agli atleti di parlarne (vedi Gran Bretagna, anche se poi ha ritirato il tutto).
Quale soluzione ? Sicuramente le Olimpiadi possono essere una grande vetrina e una possibilità per un cambiamento, ma se sulla vetrina c'è una decalcomania e dietro il negozio vuoto, non ci siamo.

Riporto un articolo di Bernardo Cervellera pubblicato su www.Asianews.it

"Il sangue del Tibet sulla Pechino dei Giochi"

Dieci morti e i carri armati a Lhasa sono la risposta cinese al “terrorismo” tibetano, che riesce ad esprimersi solo con proteste, marce di monaci e civili, negozi in fiamme, auto bruciate.

A quasi 50 anni dalla rivolta repressa nel sangue, che ha portato all’esilio il Dalai Lama e decine di migliaia di tibetani, una nuova fiammata rischia di far divampare un incendio violento. Il tutto a pochi mesi dalle Olimpiadi, che Pechino sbandiera come i Giochi della pace e della fraternità universale.

Sono proprio le Olimpiadi ad aver acceso la scintilla. Atleti tibetani hanno domandato di partecipare alle Olimpiadi sotto la bandiera del Tibet, ma la Cina lo ha negato. Per le cerimonie d’inizio e fine dei Giochi sono previste performance di danzatori tibetani sorridenti sotto la bandiera cinese, mentre a Lhasa e nel Tibet la popolazione rischia il genocidio.

Un genocidio anzitutto economico: le alte terre himalayane, ricche di minerali, sono disseminate di scienziati cinesi che ricercano miniere di rame, uranio e alluminio, mentre ai locali non resta che l’abbandono dei loro pascoli e il lavoro nelle fabbriche cinesi. Il turismo, con il suo strascico di alberghi, karaoke, prostituzione, è tutto in mano ai milioni di coloni cinesi, violentando la cultura ancestrale.

La Cina dice che tutto questo serve per lo sviluppo della popolazione. Forse è anche vero, se non ci fosse anche il genocidio culturale e religioso: nessun insegnamento della religione e della lingua tibetane; nessuna esibizione o lode al Dalai Lama, controllo di ferro sui monasteri e i civili grazie allo spiegamento di oltre 100 mila soldati cinesi.

Nel ’95 il controllo di Pechino è giunto fino a determinare il “vero” Panchen Lama, eliminando quello riconosciuto dal Dalai Lama. E dallo scorso settembre, tutte le reincarnazioni dei buddha (fra cui quella del Dalai Lama stesso, ormai 70enne), per essere “vere”, devono avere l’approvazione del Partito.

Le proteste di questi giorni, portate avanti soprattutto da giovani monaci e civili sono il frutto della disperazione davanti al lento morire di un popolo impotente. Tale disperazione è creata anche da Pechino. Per tutti questi anni il Dalai Lama ha proposto alla Cina una soluzione pacifica, con un’autonomia religiosa per il Tibet, rinunciando all’indipendenza.

Vi sono stati anche incontri fra rappresentanti del governo tibetano in esilio e le autorità del governo cinese. Ma quest’ultimo, alla fine, ha sempre sbattuto la porta in faccia, sospettando chissà quali mire indipendentiste nell’Oceano di Saggezza (un altro nome del Dalai Lama), che ormai desidera solo essere un leader religioso.

La mancanza di segni di speranza porta a gesti disperati. Temiamo che la situazione a Lhasa diventi sempre più incandescente o spinga la Cina a soluzioni estreme, con la scusa di combattere “il terrorismo separatista”. Per la Cina è il momento della verità: dopo essersi preparata a diventare un Paese moderno per le Olimpiadi, deve mostrare di essere tale anche nel risolvere crisi sociali e di libertà. L’apertura di un dialogo col Dalai Lama sarebbe il passo da fare. Sembra quasi una nemesi storica che a decidere questo debba essere il presidente Hu Jintao.

Nel marzo ’89 vi è stata un’ennesima rivolta in Tibet, conclusa con un massacro e con la legge marziale, decretata proprio da Hu Jintao, a quel tempo segretario del Partito a Lhasa. Pochi mesi dopo vi è stato il grande massacro di Tiananmen a Pechino. Ma dopo quasi 20 anni Hu Jintao si trova davanti agi stessi problemi. La repressione non ha risolto nulla: è tempo per un altro tipo di soluzione.

lunedì 18 febbraio 2008

Che cos'è il vero amore?



"Ovunque sarai e qualunque cosa stia accadendo nella tua vita, tutte le volte che ci sarà la luna piena tu cercala nel cielo... Così gli scriveva Savannah quando a dividerli era solo l'oceano, e aspettavano di potersi riabbracciare."

Che cos'è il vero amore?

Questa domanda apre e chiude il libro. E' un libro di circa 300 pagine che si legge facilmente.

Penso che la domanda che pone all'inizio e alla fine del libro sia la chiave di lettura dell'autore.

Qual'è il valore del sacrificio richiesto al protagonista? Che il vero amore sia donarsi gratuitamente?

Quale amore più grande che dare la vita per l'opera di un altro?

venerdì 1 febbraio 2008

Perchè tentativo ironico?

Qualcuno mi ha chiesto perchè questo nick.
Beh tentativo ironico (quindi libero).
Riporto lo spunto da cui ho preso il nick, la presentazione finale al Meeting di Rimini del libro "L'attrattiva Gesù" di Don Giussani.

Un uomo cristiano così nel mondo vive come suo supremo interesse testimoniare questa presenza. È suo supremo interesse la testimonianza di Cristo. "La testimonianza di Cristo la compie Cristo, attraverso quello che cambia nella tua vita". È Cristo il soggetto della testimonianza cristiana: il cristiano è colui che vive tutto per vedere come in un film questa testimonianza, innanzitutto per lui, come una frase dei salmi che Giussani cita: "Sto in silenzio, non apro bocca, perché sei tu che agisci": è questo è l’atteggiamento dell’uomo cristiano di fronte alla testimonianza di Cristo, di fronte quindi al compito, che è la missione. Un uomo del genere come vive nel mondo? Attraverso tentativi ironici che sono altro sia al cinismo sia all’illusione. Per descrivere che cosa è l’ironia Giussani cita un suo ricordo di quando era bambino, aveva due o tre anni, e davanti allo sguardo e al sorriso del papà cercava di spostare il seggiolone. Questo è un tentativo ironico dentro l’orizzonte dell’affezione del papà che lo guardava: era più importante per il cuore del bambino lo sguardo del papà verso di lui che non spostare il seggiolone. E si capisce perché l’esito di una azione non è importante: non è che non sia importante in sé, non è importante se c’è una cosa più importante, se si fa l’esperienza di una cosa più corrispondente al cuore come il portare il seggiolone. È più corrispondente al cuore la riuscita o il papà che abbraccia il bambino in questo suo sforzo di spostare il seggiolone?

lunedì 21 gennaio 2008

In che mani è la giustizia?

Me l'ha segnalato un amico.

Ridere o piangere?
Boh?

href="http://video.google.it/videosearch?hl=it&q=conferenza_stampa_del_procuratore&um=1&ie=UTF-8&sa=N&tab=wv">

mercoledì 16 gennaio 2008

Dove sta la vera libertà?

Sapienza, un'altra vergogna per l'Italia

I Papi hanno potuto parlare ovunque nel mondo (Cuba, Nicaragua, Turchia, etc.). L’unico posto dove il Papa non può parlare è La Sapienza, un’università fondata, tra l’altro, proprio da un pontefice.
Questo mette in evidenza due fatti gravissimi:
1) l’incapacità del governo italiano a garantire la possibilità di espressione sul territorio italiano di un Capo di Stato estero, nonché Vescovo di Roma e guida spirituale di un miliardo di persone. Piccoli gruppi trovano, di fatto, protezioni anche autorevoli nell’impedire ciò che la stragrande maggioranza della gente attende e desidera;
2) la fatiscenza culturale dell’università italiana, per cui un ateneo come La Sapienza rischia di trasformarsi in una “discarica” ideologica.
Come cittadini e come cattolici siamo indignati per quanto avvenuto e siamo addolorati per Benedetto XVI, a cui ci sentiamo ancora più legati, riconoscendo in lui il difensore – in forza della sua fede – della ragione e della libertà.
Comunione e Liberazione
Milano, 15 gennaio 2008.
-
Dove sta la vera libertà?
Come possiamo dirci uomini liberi se abbiamo paura del dialogo?

Non è questione di aver ragione o torto, è una questione di Ragione. Nel nome della quale si impedisce ad un uomo di dire chi è e cosa pensa.
Come fa una Università a dirsi tale se non consente il confronto tra culture e religioni diverse? O l'unica osteggiata è quella Cattolica?

venerdì 11 gennaio 2008

Stupore!!!


31 Dicembre 2007
Gita al Gorge della Reina, sopra Entraque (CN)
Come non stupirsi della Bellezza del creato?
Alcune informazioni
Entracque - Anello Lausa Gorge della Reina"Sul sentiero della Leggenda"
Partenza: Entracque 904 m
Arrivo: Gorge della Reina 1141 m
Dislivello: 500 m
Tempo di salita: 3,30 ore
Difficoltà: media

L’Itinerario.
Questo breve itinerario si svolge all’esterno dei confini del Parco e conduce, attraversando il monte Lausa, alla suggestiva gola chiusa fra le verticali pareti calcaree nella fascia costituita da rocce sedimentarie che circonda il Massiccio Cristallino dell’Argentera.
Raggiungere questa zona di grande pregio naturalistico, regno della rara Primula Allionii e del falco pellegrino, è possibile partendo direttamente da Entracque.
All’altezza della Cappella del Bealetto si imbocca a sinistra Via dei Caditi, dove un cartello del parco segnala l’itinarario da seguire. Si mantiene sempre la destra seguendo l’indicazione Lausa, il monte che ci si accinge ad attraversare.
Il sentiero sale con una serie di tornanti nel bosco di conifere fino al Colle Lausa, a quota 1295 metri, dove un cartello indica la direzione da seguire per tagliare a mezzacosta il vallone di Costabella. In questo tratto il tracciato non è sempre evidente, ma seguendo le indicazioni per Tetti Stramundin, si raggiunge un sentiero più chiaro che, con una breve salita, porta ai ruderi della borgata omai abbandonata. Si continua quindi lungo la carrareccia che taglia il pendio erboso, dove si respira il profumo inconfondibile delle felci e dei ginepri, per poi attraversare il corso d’acqua che scende dalle Gorge della Reina oltre il quale si incontra un bivio. Lasciata a destra la diramazione che porta ai vicini Tetti Violin, si prosegue su una traccia facilmente percorribile che permette di risalire il fondo della gola: percorso il primo tratto della gorgia, largo solo pochi metri e chiuso ai lati da alte pareti rocciose, si giunge ad uno slargo dove scendono piccole cascate oltre le quali un salto di roccia chiude il cammino.
Tornati all’imbocco dei canyon, si continua sul sentiero che porta a Tetti Violino, superando la deviazione che sulla sinistra conduce al Pian di Funs, partenza della Via ferrata. Una carrareccia sterrata induce ad attraversare il rio per continuate tra vecchi terrazzamenti fino ad incontrare la mulattiera che collega la borgata di Tetti Violin con il capoluogo. Percorrendo l’antica mulattiera si chiude l’anello ritornando su corso Francia, a pochi passi dal centro di Entracque.
Qualche curiosità
La gola delle Gorge della Reina è protagonista di una delle molte eggende popolari nate intorno alla figura della regina Giovanna D’Angiò, la mitica "Reino Jano", popolarissima nelle valli provenzali.
Siamo nel XIV secolo e la leggenda narra che la bella sovrana rifiutò l’amore nutrito per lei dal figlio del re di Francia. Il giovane decise così di muoverle contro il suo esercito per prenderla con la forza.
La Reino Jano trovò riparo presso Roaschia, ma il giovane principe decise di far salire i suoi soldati sul monte Lausa per poter dominare meglio la valle e sferrare l’attacco dall’alto. Questa azione prepotente fu però punita dall’ira divina: l’intera armata sprofondò nell’abisso della gorgia.