Mi è capitato sotto mano questo articolo pubblicato sulla rivista "Progetto 2000".
Controcorrente
"Abbiamo più volte sostenuto che il risparmio energetico e la produzione  di energia da fonti rinnovabili, concorrono entrambe, allo stesso modo, a  ridurre l’inquinamento atmosferi¬co e la dipendenza energetica dalle  fonti primarie.
Abbiamo però evidenziato anche che il costo del risparmio è di molto  inferiore a quello necessario per la produzione di energie rinnovabili.
II tempo di ritorno degli investimenti per la produzione di energia  elettrica fotovoltaica, in assenza di contributo pubblico, è infatti  dell’ordine dei 30-40 anni.
In altri termini gli investimenti non si ripagano in quanto la durata  degli impianti è verosimilmente inferiore.
Ecco allora che l’Europa alimenta un mercato artefatto, attraverso il  conto energia, impiegando risorse finanziarie da capogiro per produrre  una quantità di energia non determinante per la soluzione dei problemi  energetici.
Se fosse stato istituito un fondo rotativo, europeo, nazionale o  regionale, come da anni auspicato anche su queste pagine, si sarebbe  risparmiata molta più energia a costo zero per gli utenti e per lo  stato. Il fondo rotativo sarebbe stato alimentato dai risparmi  conseguiti in quanto i tempi di ritorno degli investimenti sono  tipicamente dell’ordine dei 5 anni o meno, come ampiamente dimostrato.
Per interventi a costo zero sarebbe superfluo anche l’incentivo fiscale  del 55%.
Chi rifiuterebbe di rinnovare l’impianto di riscaldamento gratis?
L’individuazione degli edifici più energivori sarebbe immediata,  attra¬verso i consumi ed il programma gratuito di Edilclima già  segnalato.
Ne conseguirebbe l’apertura di un grande numero di cantieri con impie¬go  massiccio di manodopera: professionisti, operai del settore edile, del  settore impiantistico e delle aziende produttrici di materiali.
L’aver puntato troppo sull’installazione di pannelli fotovoltaici,  costruiti spesso in paesi extraeuropei, non ha favorito l’occupazione  (fatta eccezione per qualche “installatore di staffe”) ed ha assorbito  risorse finanziarie estremamente rilevanti.
Gli incentivi fiscali hanno invece favorito l’occupazione, ma a spese di  un sempre maggiore indebitamento dello stato.
Tutto bene, se l’Europa non dovesse ora ricorrere a “manovre”  eccezionali per salvare I’euro.
Non mi fido più degli “economisti”: non hanno saputo prevedere la crisi  nemmeno lontanamente, ed ora mi pare non sappiano individuare neppure le  migliori opportunità per limitarne gli effetti.
Alcuni colleghi impertinenti sostengono che le lobby dei produttori di  energia siano così potenti da condizionare i governi nazionali, come  pure l’Europa: comincio a credere che abbiano ragione."
di Franco Soma 
Molto controcorrente, ma a mio parere condivisibile.
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