venerdì 16 luglio 2010

Energie rinnovabili?

Mi è capitato sotto mano questo articolo pubblicato sulla rivista "Progetto 2000".



Controcorrente
"Abbiamo più volte sostenuto che il risparmio energetico e la produzione di energia da fonti rinnovabili, concorrono entrambe, allo stesso modo, a ridurre l’inquinamento atmosferi¬co e la dipendenza energetica dalle fonti primarie.
Abbiamo però evidenziato anche che il costo del risparmio è di molto inferiore a quello necessario per la produzione di energie rinnovabili.
II tempo di ritorno degli investimenti per la produzione di energia elettrica fotovoltaica, in assenza di contributo pubblico, è infatti dell’ordine dei 30-40 anni.
In altri termini gli investimenti non si ripagano in quanto la durata degli impianti è verosimilmente inferiore.
Ecco allora che l’Europa alimenta un mercato artefatto, attraverso il conto energia, impiegando risorse finanziarie da capogiro per produrre una quantità di energia non determinante per la soluzione dei problemi energetici.
Se fosse stato istituito un fondo rotativo, europeo, nazionale o regionale, come da anni auspicato anche su queste pagine, si sarebbe risparmiata molta più energia a costo zero per gli utenti e per lo stato. Il fondo rotativo sarebbe stato alimentato dai risparmi conseguiti in quanto i tempi di ritorno degli investimenti sono tipicamente dell’ordine dei 5 anni o meno, come ampiamente dimostrato.
Per interventi a costo zero sarebbe superfluo anche l’incentivo fiscale del 55%.
Chi rifiuterebbe di rinnovare l’impianto di riscaldamento gratis?
L’individuazione degli edifici più energivori sarebbe immediata, attra¬verso i consumi ed il programma gratuito di Edilclima già segnalato.
Ne conseguirebbe l’apertura di un grande numero di cantieri con impie¬go massiccio di manodopera: professionisti, operai del settore edile, del settore impiantistico e delle aziende produttrici di materiali.
L’aver puntato troppo sull’installazione di pannelli fotovoltaici, costruiti spesso in paesi extraeuropei, non ha favorito l’occupazione (fatta eccezione per qualche “installatore di staffe”) ed ha assorbito risorse finanziarie estremamente rilevanti.
Gli incentivi fiscali hanno invece favorito l’occupazione, ma a spese di un sempre maggiore indebitamento dello stato.
Tutto bene, se l’Europa non dovesse ora ricorrere a “manovre” eccezionali per salvare I’euro.
Non mi fido più degli “economisti”: non hanno saputo prevedere la crisi nemmeno lontanamente, ed ora mi pare non sappiano individuare neppure le migliori opportunità per limitarne gli effetti.
Alcuni colleghi impertinenti sostengono che le lobby dei produttori di energia siano così potenti da condizionare i governi nazionali, come pure l’Europa: comincio a credere che abbiano ragione."
di Franco Soma


Molto controcorrente, ma a mio parere condivisibile.

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